Qualsiasi individuo, nel corso della propria vita, ha dovuto fare i conti con svariate sensazioni nocive, quali rabbia, frustrazione, gelosia, rancore e odio.
Già molti, probabilmente, saranno riusciti a capire, almeno a livello teorico, come questi stati d’animo risultino estremamente controproducenti e fuorvianti.
Il loro unico scopo è quello di rovinarci ogni singola giornata, smorzando il nostro entusiasmo e le nostre energie…
Insomma, questi stati d’animo mirano solamente ad incanalarci verso l‘infelicità.
Noi tutti però, in quanto esseri pensanti, non dobbiamo mai permettere alla negatività di prevalere sulla positività, al rancore di prevalere sull’amore.
La parabola del perdono, riportata qui di seguito, è una preziosa lezione da tenere sempre a mente.
Essa ci ricorda quanto sia importante riuscire a spezzare le catene dell’odio e del rancore, in modo tale da potersi liberare della schiavitù mentale che affligge moltissime persone.
Solamente liberandoci di alcuni meccanismi nocivi inconsci, infatti, potremo sfruttare al massimo tutte le nostre potenzialità umane e rivelare la nostra vera natura.
LA PARABOLA BUDDHISTA
Una lezione saggia sul rancore
Buddha aveva un cugino particolarmente frustrato e geloso. Questo non riusciva proprio a sopportare l’enorme popolarità di cui godeva il monaco e, di conseguenza, cercava sempre di screditarlo. Nel tempo, però, tutti i suoi tentativi risultarono vani.
Buddha, infatti, continuava ad essere elogiato e amato dalla gente. Fu così che un giorno, accecato dalla rabbia, l’uomo lanciò un grosso masso addosso al Buddha, con lo scopo di porre fine alla sua vita.
Anche questo suo tentativo, però, fallì miseramente, poiché colpì il monaco solamente di striscio. Buddha, nonostante avesse visto perfettamente cos’era successo, rimase impassibile. Anzi, guardò l’uomo dritto negli occhi e sfoggiò un meraviglioso sorriso.
Il perverso uomo, imbarazzato per la situazione creatasi, decise di scappare ed allontanarsi per sempre dal monaco. Tuttavia, a distanza di qualche anno, Buddha incontrò casualmente il malintenzionato cugino.
Quest’ultimo, pur accorgendosi della presenza del monaco, fece finta di non vederlo, iniziando progressivamente ad allontanarsi.Il saggio monaco, però, decise di avvicinarsi al cugino e, una volta essersi ritrovato a pochi passi, lo salutò calorosamente.
Il cugino, totalmente sorpreso dall’atteggiamento di Buddha, rispose:
– “Come puoi non essere arrabbiato… non ricordi cos’ho provato a fare?”
– “Certo che mi ricordo, ma ciò non vuol dire che debba per forza serbare del rancore nei tuoi confronti”, rispose Buddha.
– “Tutti sbagliamo, io compreso, e non sono nessuno per condannarti in eterno”, continuò il saggio monaco. Il cugino, sentendo la risposta di Buddha, rimase pietrificato.
Un fiume di lacrime iniziò a scorrere sul suo volto ed il senso di colpa lo iniziò ad opprimere.
Cosicché, senza pensarci troppo a lungo, decise di abbracciare calorosamente il monaco, scusandosi ripetutamente per il malsano gesto.
– “Non preoccuparti caro, hai capito la lezione e questa è la cosa più importante di tutte. Cerca di liberare la tua anima dal rancore, perché tutta quella negatività ti condurrà inevitabilmente alla sofferenza”, ripeté quindi in tono sommesso il Buddha.
L’INSEGNAMENTO DI BUDDHA
La parabola sopracitata ci ricorda, in maniera semplice e diretta, l’importanza del saper perdonare. Buddha, con il suo comportamento inaspettato, è riuscito a far capire al cugino la gravità del suo gesto.
Tale impresa non si sarebbe mai concretizzata se avesse risposto all’odio del cugino con altrettanto odio.
Avrebbe solamente assecondato il suo gioco, abbandonando i binari del buon senso e deragliando verso la cattiveria e il rancore. Molto spesso commettiamo questo errore…
Ci ostiniamo agiocare al gioco dell’odio e accettiamo di seguire le regole di qualcun altro, emulando il suo comportamento.
Troppe volte sacrifichiamo la nostra pace interiore per gettarci in inutili battaglie, sospinti dal nostro ego.
Troppe volte impieghiamo gran parte delle nostre energie per riuscire a vincere le guerre, senza riuscire a capire che, solamente prendendone parte, ne usciremo inevitabilmente sconfitti.
Gli unici vincitori sono coloro in grado di estirpare l’odio dalla loro anima, poiché consapevoli dell’inutilità di tale sentimento.
Gli unici vincitori sono coloro che riescono a perdonare, che non si autopuniscono per gli errori di qualcun altro.
Ricordati che la felicità è una sensazione e non potrai mai ambiare ad essa se continuerai a farti sopraffaredal rancore.
Perché vivere colmi di rancore significa ostinarsi a vedere sempre e solo in bianco e nero.
Perciò, preoccupati innanzitutto di liberare la tua anima dal grigiore che la offusca.
Vedrai che, grazie a quella nuova luce, riuscirai ad illuminare l’oscurità presente nell’animo altrui.
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