Se hai dei periodi in cui l’autostima ti cala a picco, leggi la parabola dell’elefante incatenato

Se hai dei periodi in cui l’autostima ti cala a picco, leggi la parabola dell’elefante incatenato

C’è poco da dire, le persone con grande autostima saranno sempre più avvantaggiate rispetto a quelle vittime dell’insicurezza. La consapevolezza delle proprie capacità, infatti, può davvero essere un fattore determinante, uno di quelli capaci di elevare la qualità dell’esistenza stessa.

Spesso, sono proprio le persone consce del loro valore le uniche in grado di raggiungere gli obiettivi prefissati.

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Molte volte, il fatto che una persona sia soddisfatta oppure frustrata non dipende dalle sue capacità innate, quanto dalla convinzione con cui questa ha affrontato gli ostacoli posti lungo il suo percorso.

Capirai bene quanto sia importante riporre fiducia in sé stessi, affinché si possa realmente toccare con mano la felicità. Spesso, però, la gente si limita a osservarla da lontano o, nella migliore delle ipotesi, si accontenta di sfiorarla anche solamente per un breve lasso di tempo. Con questa parabola voglio darti l’ulteriore prova della veridicità dei concetti appena esposti. Al termine della storia, sono sicuro che capirai quanto sia fondamentale mantenere sempre alto il proprio livello di autostima.

LA PARABOLA DELL’ELEFANTE

Un giorno il vivace Mongkut, un tenero bambino di 8 anni, corse nella casa di suo nonno per raccontargli lo spettacolo a cui aveva assistito il giorno prima. Il bambino raccontò all’anziano uomo di essere stato al circo e di aver finalmente visto l’elefante, l’animale terreste più grande del pianeta. Il nonno, dopo aver ascoltato le parole del nipotino, gli rivolse la seguente domanda:

-“Hai visto, però, che nonostante le sue enormi dimensioni non è in grado di liberarsi da una catena tanto piccola?”

Mongkut rimase spiazzato dalle parole del nonno, tanto da rimanere in silenzio e non proferire più alcuna parola. L’uomo, allora, interruppe il silenzio creatosi raccontando al nipote un aneddoto vissuto molti anni prima.

-“Vedi, tesoro, quando ero piccolo adoravo il circo. Ero attratto in particolar modo dall’elefante che, come scoprì più tardi, era l’animale preferito anche di tanti altri bambini. Durante lo spettacolo faceva sfoggio di un peso, di una dimensione e di una forza davvero fuori dal comune.

Ma dopo il suo numero e fino a un certo momento prima di entrare in scena, l’elefante era sempre legato ad un paletto conficcato nel suolo, con una catena che gli imprigionava una delle zampe.

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Eppure il paletto era un minuscolo pezzo di legno piantato nel terreno soltanto per pochi centimetri e, anche se la catena era grossa, mi pareva ovvio che un animale del genere potesse liberarsi facilmente di quel paletto e fuggire.

Ma allora, cosa lo teneva legato? Non riuscivo proprio a trovare una risposta. Chiesi, allora, a tutte le persone che incontrai in giro di risolvere il mistero dell’elefante. Qualcuno mi disse che l’elefante non scappava perché era ammaestrato. Allora, all’udire di tale affermazione, replicai ponendo una domanda ovvia:

 – “Se è ammaestrato, perché lo incatenano?”

Non ricordo di aver mai ricevuto una risposta sensata. Con il passare del tempo mi scordai questa domanda. Tuttavia, una decina d’anni dopo ho avuto la fortuna di incontrare un saggio uomo che conosceva la risposta.

Quest’uomo mi rivelò che l’elefante del circo non scappa perché è stato legato ad un paletto simile fin da quando era molto piccolo. In quel frangente, chiusi gli occhi e ripensai all’elefante visto 10 anni prima. Lo immaginai da piccolo, ancora debole e indifeso, ma già legato brutalmente ad un paletto, mentre provava invano a tirare e a liberarsi da quella prigionia.


Nonostante gli sforzi, però, non disponeva ancora della forza necessaria per spezzare quel paletto. Nel vagare della mia mente, dunque, compresi che quell’elefantino si era semplicemente rassegnato alla sua impotenza”.

L’uomo interruppe per qualche istante il suo racconto, bevve un sorso d’acqua e riprese il discorso:

– “Sai Mongkut, l’enorme elefante che vedi al circo non scappa perché crede di non poterlo fare. Sulla sua pelle è impresso il ricordo dell’impotenza sperimentata anni prima e, per questo motivo, non è mai più tornato a provare. Non ha mai più messo alla prova la sua nuova forza…”

LA MANCANZA DI AUTOSTIMA È CAUSATA PRINCIPALMENTE DAI BRUTTI RICORDI

A volte viviamo anche noi come l’elefante. Siamo convinti di non poter fare un sacco di cose semplicemente perché una volta, qualche tempo fa, ci avevamo provato e avevamo miseramente fallito.

Ed ecco che sulla nostra pelle abbiamo inciso in eterno questo nostro fallimento passato. Ma l’unico modo per sapere se puoi farcela davvero è provare di nuovo, mettendoci tutto il tuo cuore e tutto il tuo impegno.

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