Le Quattro Nobili Verità del Buddha

Le Quattro Nobili Verità del Buddha

“Fratelli, ho trovato la Via e voglio mostrarvela”. Così Siddharta Gautama, divenuto il Buddha, l’Illuminato, mise in moto la Ruota del Dharma e rivelò ai suoi cinque amici, che saranno i suoi primi discepoli, il cuore del suo insegnamento: Le Quattro Nobili Verità. Imprescindibili per il nostro cammino spirituale verso la serenità. 

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La Prima Nobile Verità: l’esistenza della sofferenza

La sofferenza esiste ed è intrisa nella vita di ogni essere. Nascita, vecchiaia, malattia e morte. Questa è la Prima Nobile Verità trasmessa dal Buddha. Una consapevolezza colma di saggezza, poiché, ammettere l’esistenza della sofferenza è il primo passo per superarla.

Il Buddha disse che tutto è dukkha, in sanscrito “sofferenza, insoddisfazione”. Ma come la destra senza la sinistra e il buio senza la luce, anche il dukkha non può sussistere senza il suo opposto: il sukha, in sanscrito “felicità, appagamento”. Quindi, se la vita è sofferenza è di conseguenza anche benessere. 

Il Buddha stesso infatti spiegò che, come un bellissimo fiore di loto può germogliare solo affondando le sue radici nel fango, la nostra serenità può nascere solo dalla sofferenza che abbiamo dentro. 

Le persone invece non accettano che la sofferenza esiste ed è parte di ognuno di noi. Vogliamo essere sempre felici. Una condizione impossibile da raggiungere che genera soltanto ulteriore infelicità.

La Seconda Nobile Verità: la causa della sofferenza

Una volta compreso che la sofferenza esiste, la Seconda Nobile Verità ne individua le cause nei cosiddetti veleni mentali, in particolare: il desiderio e l’ignoranza. Analizziamoli con ordine.

In sanscrito tanha, brama. Il desiderio primordiale radicato nella nostra natura e l’origine di ogni forma di sofferenza: il desiderio che la vita sia diversa da ciò che è qui e ora.

Ecco spiegato perché dukkha è traducibile come insoddisfazione. Noi soffriamo perché siamo perennemente insoddisfatti. Siamo incapaci di accettare le vita per ciò che è, desiderando al contempo che sia diversa.

Il secondo veleno è l’ignoranza. Noi uomini soffriamo perché ignoriamo la verità della vita. Crediamo permanente ciò che è impermanente, dotato di un sé separato ciò che è privo di un sé e soggetto a nascita e morte ciò che in realtà non soffre né di nascita né di morte. E dall’ignoranza nascono gli stati mentali negativi che causano la sofferenza: paura, ira, odio, arroganza, dubbio, gelosia e avidità.

La Terza Nobile Verità: la cessazione della sofferenza

La realizzazione della Seconda Verità, che individua le cause della sofferenza umana, sfocia nella Terza Nobile Verità: la cessazione della sofferenza.

Anzitutto bisogna occuparsi della tanha, la nostra sete primordiale. Le persone classificano come felicità quell’euforia passeggera di quando si raggiunge qualcosa, come un obiettivo, o si ottiene qualcosa, come un oggetto. Avere quello che non si ha, quello che si è bramato. Ma non è così.

Il buddhismo ci insegna invece che per essere felici dobbiamo togliere quello che ci fa soffrire. Quindi ridurre il desiderio, non alimentarlo. Semplificare e tornare all’essenza delle cose. Solo così, con una mente vuota, capiamo che la nostra sofferenza, e di conseguenza anche la nostra felicità, non nasce da fuori ma da dentro.


Passando all’ignoranza, il Buddha comprese che la chiave della liberazione si cela nei principi dell’interdipendenza e del non sé. L’esistenza di ciascun fenomeno permette l’esistenza di tutti gli altri fenomeni. L’uno contiene il tutto e il tutto è contenuto nell’uno. Quindi vide la natura vuota delle cose e l’assenza di un sé separato e isolato.

Giunto a questa nuova consapevolezza, il Buddha riconobbe nell’impermanenza la seconda condizione indispensabile per la Vita, senza la quale nulla potrebbe crescere ed evolvere. Se le nuvole non fossero impermanenti e prive di un sé non potrebbero trasformarsi in pioggia.

Dunque, accettare la Vita significa accettare l’impermanenza e l’assenza di un sé separato. Da ciò si comprende che non c’é nascita né morte, né creazione né distruzione. Sono tutte false distinzioni dell’intelletto. E scavalcando queste barriere mentali ci si libera dalla sofferenza.

La Quarta Nobile Verità: l’Ottuplice Nobile Sentiero

Ariyamarga, l’Ottuplice Nobile Sentiero indicato dal Buddha per liberarsi dalla sofferenza. Detto anche Retto, perché non nega e non evita la sofferenza, ma nella sua esperienza diretta trova il mezzo per superarla. Tale sentiero, noto come la “Via di Mezzo”, evita i due estremi: ossia l’immersione nei piaceri sensoriali e la mortificazione del corpo.

Una Via da percorrere in un profondo stato di presenza mentale, da allenare grazie alla pratica della meditazione, che va a monitorare otto aspetti fondamentali della vita:

  1. retta comprensione
  2. retto pensiero
  3. retta parola
  4. retta azione
  5. retti mezzi di sussistenza
  6. retto sforzo
  7. retta presenza mentale
  8. retta concentrazione

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