Esattamente 6 mesi fa, ti ho urlato in faccia le seguenti parole: “hai distrutto la mia vita”. Da quel momento in poi, non ci siamo più visti né sentiti.
Nessun messaggio, nessun incontro “casuale” … Niente di niente.
COSÌ HO PENSATO DI SCRIVERTI QUESTA LETTERA
Lo faccio perché ne sento il bisogno, sento di dover imprimere nero su bianco le moltitudini di emozioni che mi hanno accompagnato in questi lunghi, lunghissimi e sofferti mesi di vita. All’inizio, non te lo nego, vedevo tutto nero.
La depressione era diventata una presenza fissa, la solitudine un incubo. Me ne stavo per ore sdraiato sul divano, senza mangiare, avvolto nel mio plaid con un pacchetto di fazzoletti sulle ginocchia e la televisione accesa.
Cercavo di distrarmi, di rimuovere dalla mia mente il tuo sorriso, oltre che il tuo profumo. Ma più mi sforzavo, più il tuo ricordo si faceva nitido. Senza nemmeno accorgermene, mi ero rintanato nel mio dolore.
Me ne stavo sofferente e singhiozzante tra le mura della mia rassegnazione, accettando il freddo abbraccio dell’apatia ma rifiutando quello caldo e sincero dei miei amici e dei miei familiari.
POI, PERÒ, HO CAPITO CHE IN REALTÀ NON HAI DAVVERO DISTRUTTO LA MIA VITA
Credevo che la ferita da te infertami non potesse mai rimarginarsi, che fosse troppo profonda e sanguinosa per ricucirsi nel tempo. Pensavo che ogni cosa avesse perso il suo senso… il suo colore.
E invece, una mattina, non so spiegarti come, né precisamente quando, ma è avvenuto il miracolo. Mi sono alzato e quel maledetto macigno che sentivo nel petto aveva perso parte del suo peso.
Riuscivo finalmente a mettere sotto i denti qualcosa e, cosa ancor più strana, a fare un accenno di sorriso.
È lì che mi sono reso conto di non essere più depresso. Ero diventato malinconico, ma dentro quella mia bolla di malinconia non regnava più un unico colore.
Il nero dell’ansia e della rabbia si era trasformato in una sorta di grigio, al cui interno riuscivo a intravedere persino delle sfumature di bianco. La sofferenza continuava a bussare alla mia porta, assieme al nostalgico ricordo che tuttora conservo di te, ma ciò mi ha insegnato una lezione preziosa, che conserverò per il resto della mia vita.
TU, LA PERSONA CHE CREDEVO AVESSE DISTRUTTO LA MIA VITA, MI HAI INSEGNATO CHE NON ESISTE SOLO IL BIANCO E IL NERO
La tua assenza, per quanto dolorosa e insopportabile possa essere stata, mi ha insegnato che la vita non alterna solamente il bianco al nero. Non vi è esistenza che contempla solamente la gioia, così come la sola sofferenza o il solo alternarsi di queste due singole ed opposte emozioni.
Grazie alle ferite che mi hai lasciato, che in questo momento osservo e noto con piacere essersi cicatrizzate, ho colto un’importante verità.
Ho capito che la vita, quella vera, prevede anche tutte quelle tonalità intermedie che, dalla nera e buia depressione, si sfumano fino a raggiungere i bianchi e luminosi raggi della felicità. Ora conosco da vicino il dolore…
E non per colpa tua, come pensavo prima, ma per merito tuo. Esatto, per merito tuo. Perché è grazie a te che ho compreso la mia vera forza interiore. Non avrei mai pensato di averne così tanta, di poter superare traumi che, giusto qualche mese fa, al solo pensiero mi avrebbero fatto sentire morto.
E invece sono vivo come non mai, consapevole di aver attraversato la più violenta delle tempeste e di esserne uscito sano e salvo.
Oggi so con certezza di averti perso. Ma c’è un’altra cosa che devi sapere:
Grazie alla tua assenza, ho trovato una cosa ancor più preziosa: me stesso. E di questo te ne sarò sempre grato.
Mi auguro di cuore che tu sia felice, proprio come lo sono io in questo momento.
Un abbraccio.
G.
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